1.  COME RICONOSCERE AL PIÙ PRESTO UN MELANOMA?

Esaminare la pelle dell’intero corpo, ogni 3 mesi come autoesame, ogni anno dallo specialista, più frequentemente se si appartiene alle categorie a rischio.
Fare attenzione alla modificazione dei nevi preesistenti e fare riferimento alla regola dell’ABCDE, EGF e Segno del brutto anatroccolo.

2.  CHE COSA SIGNIFICA FARE LA BIOPSIA DI UN NEVO A RISCHIO?

La biopsia escissionale è il primo esame diagnostico in caso di lesione sospetta: consiste nella rimozione della lesione pigmentata con un margine di 2 mm di cute apparentemente integra che viene inviato al laboratorio per l’esame istologico.
Questo esame permetterà la discriminazione tra benigno e maligno.

3.  QUALI SONO LE CAUSE DI INSORGENZA DEL MELANOMA?

L’ereditarietà e l’esposizione al sole sono quelle maggiormente considerate. Parenti stretti di portatori di melanoma sono più a rischio di svilupparlo, soprattutto se sono presenti nevi di aspetto atipico. Un ulteriore rischio è costituito da cute, occhi e capelli chiari.

4.  ESPORSI AL SOLE FAVORISCE L’INSORGENZA DI MELANOMA?

Dal momento che le radiazioni ultraviolette incrementano il rischio di sviluppare melanomi o neoplasie non melanocitarie della cute, è importante ridurre l’esposizione dalle 10.00 alle 16.00, proteggersi con adeguati indumenti e con occhiali scuri ed utilizzare creme solari con alto fattore di protezione mantenendo comunque tempi di esposizione ridotti.

5.  QUALI SONO I MIGLIORI TRATTAMENTI ATTUALMENTE?

Nello stadio precoce, l’asportazione chirurgica del melanoma con un adeguato margine di sicurezza rappresenta la terapia di scelta. Poiché la diagnosi di melanoma è quasi sempre nota solo dopo la rimozione chirurgica della lesione sospetta, è quasi sempre necessario un secondo intervento chirurgico a scopo radicale associato, salvo che per alcuni casi (generalmente stadio pT1a), alla biopsia del linfonodo sentinella. Qualora quest’ultima mostri la presenza di metastasi, viene valutata, in funzione del rischio di recidiva e delle caratteristiche del paziente, una terapia adiuvante di 12 mesi con anticorpi anti PD-1. Qualora sia presente la mutazione V600 di BRAF, un’opzione alternativa è rappresentata dalla combinazione di dabrafenib e trametinib.

Nel caso di malattia metastatica, il trattamento si avvale prevalentemente dell’immunoterapia basata su anticorpi anti PD-1, eventualmente in combinazione con anticorpi anti CTLA-4, e della terapia con inibitori di BRAF e MEK per i pazienti il cui melanoma presenti la mutazione V600 del gene BRAF.

Le scelte terapeutiche vengono effettuata in base alle caratteristiche del paziente e della malattia. La discussione multidisciplinare del caso tra tutte le figure professionali coinvolte permette di personalizzare il percorso terapeutico, offrendo il trattamento più adeguato per ogni situazione.

6.  ESISTONO VACCINI PER IL MELANOMA?

I vaccini antitumorali nella maggior parte dei casi sono vaccini terapeutici ed è così anche per il melanoma. Esistono due grandi gruppi di tipologie di vaccini: molecolari e cellulari. I primi sono vaccini proteici, peptidici o base di DNA o mRNA, mentre i secondi sono per esempio a base di cellule tumorali irradiate o a base di cellule dendritiche. Tuttavia nessuna di queste modalità terapeutiche è entrata nella pratica clinica.  Sono in corso molti studi sia con vaccini molecolari (es. vaccini a mRNA) sia con vaccini cellulari, soprattutto a base di cellule dendritiche.

7.  CHE COSA È LA TERAPIA CELLULARE DEL MELANOMA?

Le terapie cellulari possono essere o con cellule “naturali”, in particolare i linfociti infiltranti il tumore (TIL) o i linfociti specifici da sangue periferico prelevati, espansi in vitro e reinfusi al paziente stesso (terapie autologhe) oppure con i linfociti geneticamente modificati (“ingegnerizzati”), sempre espansi in vitro e reinfusi al paziente stesso (Car-T “Chimeric Antigen Receptor T-cell therapies”).

Nel melanoma c’è molta esperienza con le terapie a base di TIL, ritornati all’attenzione di recente soprattutto grazie agli ultimi dati molto promettenti di alcuni studi sia europei che statunitensi, tanto che per esempio il Lifileucel (terapia a base di TIL) ha iniziato di recente l’iter autorizzativo in FDA. Diverso è il discorso per le Car-T che, al contrario dell’oncoematologia dove hanno cambiato la pratica clinica per alcune patologie, per i tumori solidi, compreso il melanoma, sono ancora a livello di sperimentazione precoce.

8.  GLI ORMONI INFLUENZANO L’INSORGENZA DEL MELANOMA?

Il rapporto tra ormoni femminili e melanoma è controverso. Infatti non sembra esserci un aumento di incidenza del melanoma in seguito all’impiego di contraccettivi orali, mentre i risultati degli studi sulle terapie per l’infertilità non sono del tutto univoci. Anche il ruolo della terapia ormonale sostitutiva dopo chirurgia o menopausa è dibattuto: la maggioranza degli studi suggerisce tuttavia che non ci sia un aumento del rischio di melanoma, in particolare con le associazioni di estrogeni e progestinici.

Alla luce di questo non si ritiene generalmente necessario modificare o sospendere le terapie ormonali in relazione ad una diagnosi di melanoma: la valutazione del rapporto rischio-beneficio del trattamento nel singolo caso potrà comunque essere effettuata dal ginecologo di riferimento.

9.  LA GRAVIDANZA COSTITUISCE UN PROBLEMA?

Gli ormoni rilasciati durante la gravidanza stimolano la crescita dei melanociti e dei nevi: spesso la gravida nota alterazioni del colore della pelle e dei nevi, ma la maggior parte degli studi ha dimostrato che la gravidanza non influisce sull’insorgenza di un melanoma. Dopo un pregresso melanoma è consigliabile evitare una gravidanza nei successivi 2 – 5 anni. Questa precauzione è dovuta alle controversie tuttora esistenti sull’effetto della gravidanza sul decorso naturale del melanoma.

10.  C’È UNA DIETA SPECIALE PER IL MELANOMA?

La dieta può incidere sulla prevenzione, lo sviluppo e la terapia del melanoma. Studi hanno dimostrato che la modifica della dieta da sola, aumentando l’assunzione di frutta e verdura, potrebbe prevenire il cancro, migliorare l’efficacia terapeutica dei farmaci, ridurre gli effetti collaterali indotti dalla chemioterapia. Anche caffè e tè verde sono oggetto di ricerca attiva in relazione al melanoma in quanto gli antiossidanti naturali sono al centro della protezione della pelle. La ricerca sta indagando sul ruolo di diversi integratori alimentari ma ci vorrà tempo per capire se possono avere un impatto nella gestione clinica dei pazienti con melanoma.

11.  PERCHÉ BISOGNA ANDARE DAL MEDICO DI FAMIGLIA O DAL PEDIATRA A FARSI CONTROLLARE?

È molto importante il ruolo del medico di medicina generale (MMG) e del pediatra che quotidianamente hanno la possibilità di visitare anche per altri motivi la superfice cutanea, intercettare precocemente lesioni sospette da inviare al dermatologo e sollecitare i pazienti a sviluppare una adeguata attenzione al cambiamento di un neo, con la regola dell’ABCDE ed il segno del “brutto anatroccolo” ovvero il nevo che “spicca” e si differenzia rispetto alle altre macchie cutanee. Allo stesso modo il MMG e il pediatra possono suggerire un’adeguata protezione solare in base alle caratteristiche di maggior rischio (fototipo chiaro, numero di nevi, anamnesi familiare per melanoma).

12.  PERCHÉ È IMPORTANTE LA FORMAZIONE MULTIMEDIALE PER IL MEDICO?

Questa piattaforma multimediale dell’IMI per la teleformazione è importante per avere a disposizione un valido strumento di e learning dinamico, che proprio le sue caratteristiche di ampia biblioteca virtuale, permette di ampliare la conoscenza sulla diagnosi precoce del melanoma, sui percorsi diagnostici e sulla presa in carico e la gestione condivisa dei pazienti anche grazie alla possibilità di consulenza e confronto con i team multidisciplinari.



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